Saper viaggiare
Non c’è dubbio, saper viaggiare richiede capacità specifiche. Alcuni esempi chiariranno cosa intendo, mostrando i gap che esistono tra chi sa viaggiare e chi no.
Esempio 1 - Insediamento in una nuova location - Italia. Può essere un albergo, un B&B, una casa in affitto. Facciamo che sia un albergo. Arrivo dopo un lunga trasferta in macchina. Check-in. Mentre mia moglie parla con la receptionist, eseguo nell’ordine: consegna dei documenti, scarico dei bagagli dalla macchina e parcheggio della medesima. Vi sono adesso due persone che prodigano spiegazioni a mia moglie con depliant e cartine sul bancone. Prendo in consegna le chiavi della camera. “Ti raggiungo tra un attimo su” mi dice. Mentre le porte dell’ascensore si chiudono, ho tempo di notare i due profondersi in larghi gesti esplicativi in diverse direzioni. Quando mi raggiunge poco dopo in camera ha ormai assimilato informazioni esaustive sull’organizzazione dell’albergo, le attrattive della zona, le iniziative turistiche del periodo, i ristoranti consigliati, gli orari dei mezzi pubblici. Io seduto sul letto ascolto e cerco disperatamente di risalire alla regione nella quale mi trovo.
Esempio 2 - Insediamento in una nuova location - Estero. Come il caso precedente, ma la magnitudine del gap è di diversi ordini di grandezza maggiore, considerato che mia moglie conosce sei lingue di cui 3 almeno a livello madrilingue mentre io smozzico malamente un po’ di inglese. Alla fine mi ritrovo comunque seduto sul letto cercando disperatamente di risalire, in questo caso, alla nazione nella quale mi trovo.
Esempio 3 - Muoversi negli aeroporti. L’ingresso in un aereoporto ha su di me l’effetto che potrebbe avere su un bambino il paese dei balocchi. Mi muovo a caso, con un sorriso di meraviglia, senza una direzione precisa, senza sapere bene cosa devo fare. E quando alla fine realizzo che devo trovare il tabellone delle partenze, mia moglie mi comunica dove dobbiamo fare il check-in e quale sarà il gate di imbarco. Il resto degli spostamenti in aeroporto segue questa falsariga
Esempio 4 - Padronanza delle lingue. Credo che nella maggior parte dei casi sarebbe sufficiente una discreta padronanza dell’inglese. Ma padronanza, se si viaggia, significa soprattutto capire cosa dice l’interlocutore. Siamo a Vienna da qualche giorno. Abbiamo deciso di assistere ad un concerto di musica da camera. Siamo in attesa nel foyer del teatro, molto pubblico. Vedo un certo numero di persone in attesa conversare sorseggiando champagne da bicchieri di cristallo. Mi accorgo che hanno allestito un banco dal quale distribuiscono lo champagne. Mi metto in coda.
Quando arriva il mio turno: “Two glasses of champagne, please”
L’inserviente me li porge e domanda:“For you?”.
Io: “Yes, for me and for my wife, she is waiting for me …”.
Lui di rimando: “For you?”.
Io: “Yes, yes, as already said, it’s for me and for my wife ….”
Lui ancora, alzando il tono di voce e indicando il listino dei prezzi li accanto: “Four euros”.
La banconota da 10 euro mi si materializza all’istante nella mano, mentre forzo contemporaneamente il mio processo di smaterializzazione senza nemmeno aspettare il resto.